A New York tutto è possibile

Dopo due imprenditori è il momento di intervistare una cara amica, una collega blogger e scrittrice copyrighter, ma soprattutto una donna che ama la moda. Vive a New York da diversi anni ed ha creato il suo blog “Il mio ultimo anno a New York” che sta avendo un seguito pazzesco. Ho il piacere quindi di intervistare Annalisa Menin.

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1) Ciao Anna, è un onore per me intervistarti. Ti seguo ormai da diverso tempo e devo dire che sei un grande esempio di coraggio e forza d’animo per me! Raccontaci un po’ di te. Come è iniziata la tua avventura newyorkese?

Ciao Valeria, tutto è iniziato con uno stage organizzato dalla mia Università – Ca’ Foscari di Venezia. Ho studiato Commercio Estero e ricordo molto bene di aver scelto il corso di laurea anche per la possibilità di poter fare uno stage all’estero. Tra le location c’era New York e ricordo di aver pensato “chissà se un giorno riuscirò ad andare proprio a New York”? Un anno dopo mi sono ritrovata proprio nella Grande Mela, stagista di Valentino Fashion Group: un sogno che diventa realtà. Sono passati quasi 12 anni e sono ancora qui.

2) “Il mio ultimo anno a New York” per quale motivo doveva essere “ultimo”? Cosa ti ha spinto invece a restare?

Ho iniziato a scrivere sul mio blog a gennaio del 2016. Ero in un memento difficile della mia vita e avevo la necessita di capire se rimanere a New York oppure ritornare in Europa. Il motto era appunto “should I stay or should I go?”. È cosi iniziata una splendida avventura che dura da due anni. Non ho ancora deciso, sai? O meglio, so di voler rimanere per un altro po’, ma questo poco potrebbe essere qualche mese, o qualche anno. Non mi vedo qui per sempre, questo è sicuro. La cosa bella è che, con la scusa che è sempre “il mio ultimo anno” sto vivendo la città (e la vita in generale) come se stesse davvero per finire tutto. È diventato uno stile di vita, insomma, questo mio “ultimo anno”, e mi piace molto perché mi fa vivere appieno le cose, mi fa dire pochi no, e mi fa conoscere persone incredibili.

3) Sei una donna appassionata di moda, hai lavorato per la Valentino Fashion Group a New York, che cos’è per te la moda e come la vivono newyorkesi?

Per me la moda è essere se stessi, avere un proprio stile e sentirsi a proprio agio nei vestiti che si indossano. Mi piacciono le persone che hanno un proprio stile, che esprimono la propria personalità anche attraverso i vestiti che indossano, piuttosto che il taglio di capelli o gli accessori. Io adoro il bianco magnolia, ad esempio. E metto quasi tutti i giorni il rossetto rosso. È parte del mio stile, del mio biglietto da visita. Quello che mi piace di New York è proprio questo: non c’e’ una moda del momento, ma tanti stili diversi: punk, radica-chic, all black, hipster e chi più ne ha più ne metta. E tutti insieme creano un caos di immagini, ricordi e stili che, per qualche miracolo, works well together!

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4) Se una turista italiana dovesse fare shopping a New York, dove le suggeriresti di andare?

Sicuramente a Williamsburg o Dumbo, dove si trovano molte piccole boutique di brand americani che in Italia non arrivano. Non è poi un segreto la mia adorazione per Anthropologie, uno dei miei negozi preferiti negli States =) ​

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5) Quanto è vivibile New York per una donna che decide di cambiare vita e trasferirsi qui? Da dove deve iniziare secondo te?

Molto vivibile e allo stesso tempo terribilmente spietata. New York da la possibilità a tutte le persone che hanno voglia di mettersi in gioco di farlo. Di lottare per i propri sogni, per le proprie idee. Risucchia però molte energie e cosi tocca avere molto equilibrio ed essere estremamente determinati. Ma ce la si fa, lo vedo tutti i giorni intorno a me. Si inizia dal basso, come dappertutto, con sacrificio e dedizione. I risultati arrivano un po’ alla volta.

6) Come Milano, anche New York ha le sue fashion week, cosa vuol dire per uno stilista sfilare a New York e non a Milano?

Credo che sfilare a New York dia la possibilità di essere estremamente creativi. C’e’ molta libertà di espressione qui, anche e soprattutto visiva. Non ci sono formule sbagliate, ma tante soluzioni diverse. Anche lo stile ne risente, risultando libero da schemi e forme e sempre all’avanguardia.

7) Cosa cambia tra essere blogger in Italia rispetto a New York?

Credo che la più grande differenza sia data dalle opportunità che arrivano, di certo in misura maggiore in una città come New York rispetto all’Italia. Allo stesso tempo penso che si possa trovare spazio dappertutto, l’importante è avere una storia da raccontare, e dei contenuti da condividere. E poi rimanere fedeli a se stessi.

8) Hai da poco pubblicato il tuo primo libro, ricordo ancora la tua emozione nel scartare la prima copia, ce ne vuoi parlare?

Con grande piacere. Per me questo è un sogno che sta diventando realtà. Non avrei mai immaginato da piccola, ma anche solo qualche anno fa, di poter pubblicare un libro che racconti la mia storia. Eppure sta accadendo ed è per me un grande privilegio poter raccontare la mia esperienza e toccare il cuore e la mente di cosi tante persone. Il libro ha lo stesso titolo del blog “Il Mio Ultimo Anno a New York” e racconta la storia di due ragazzi italiani, Anna e Marco, che si conoscono ed innamorano a New York e di New York. Il libro affronta tantissimi dei temi cari alla nostra generazione: l’immigrazione 2.0, l’Amore, la perdita, la rinascita, lo scontro generazionale. Sullo sfondo New York con i suoi splendidi scorci e quel sogno americano sempre alla portata. Il libro è uscito in inglese il 14 novembre dello scorso anno. Il lancio è stato fatto alla Boutique di Valentino su 5th Avenue: un emozione incredibile! Uscirà in italiano tra poco meno di un mese e grazie alle presentazioni in giro per l’Italia avrò modo di conoscere molte delle persone che seguono il mio blog. Credo proprio che sarà estremamente emozionante.

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9) Scrittrice, blogger, imprenditrice, quanto ci sorprenderai ancora?

Piacerebbe molto saperlo anche a me! Ho imparato a non pianificare troppo, sai? Perché spesso è la vita che ci porta in certe direzioni, volute e non. Di sicuro mi piacerebbe continuare a scrivere e far crescere la mia iniziativa charity “Remembering Marco” grazie alla quale diamo la possibilità ad uno stagista/una statista italiana all’anno di partecipare ad uno stage di 6 mesi presso Valentino, negli Uffici di New York. Proprio da qui è partito tutto e mi piace l’idea di restituire un po’ di quello che è stato dato a me a suo tempo. Qui negli States ha un nome: pay it forward. Ci credo fortemente e ne parlo molto spesso sperando che altri seguano a ruota.

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Special tks to Annalisa Menin

Photos by Margherita Mirabella

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