Andrea Ravazzolo: “Passione e tradizione, il futuro è nell’innovazione del vero Made in Italy”

Protagonista della mia seconda intervista per la mia rubrica My Little Fashion Diary è Andrea Ravazzolo. Giovane imprenditore vicentino, CEO di una grande azienda produttrice da generazioni di abiti sartoriali da uomo. Una realtà tutta veneta quindi, dove passione e precisione si mescolano alla storia artistica e culturale del territorio vicentino.

1) E’ un piacere intervistarti Andrea. La tua azienda familiare Confrav Spa produce abiti sartoriali da uomo da generazioni ed è una delle tante eccellenze del nostro amato Veneto. Raccontaci in breve come è nata questa prestigiosa azienda.
Anni fa, un amico di famiglia, attraverso i registri della Curia di Vicenza, ha fatto per nostro conto una ricerca ed ha scoperto che il primo sarto Ravazzolo, a Grumolo delle Abbadesse, è stato Giovanni (detto Zuane) nel 1776. Una storia pluricentenaria, che ci rende orgogliosi, passata attraverso due guerre mondiali, e che si tramanda di padre in figlio. Un passaggio epocale lo abbiamo vissuto alla fine degli anni ‘50 quando da Sartoria Artigianale ci siamo evoluti a Sartoria Industriale. Erano gli anni del boom economico, dell’impermeabile e la gente aveva gli armadi da riempire e già alla fine degli anni ‘60 il nostro organico era di ben 150 dipendenti! L’export è cominciato invece alla fine degli anni ’70 in Giappone ed il decennio seguente negli USA (che oggi sono per noi il primo mercato estero mentre al contrario il mercato interno rappresenta il 9% del nostro fatturato).
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2) Tu che sei cresciuto in questa azienda e ne hai visto quindi le evoluzioni, cosa vuol dire vestire oggi l’uomo Ravazzolo rispetto a quello delle generazioni passate? Che cosa è cambiato?
E’ cambiato … e anche tanto! Il consumatore è sempre più attento, sofisticato, acculturato e cosmopolita. Negli ultimi 10 anni abbiamo visto anche modificarsi i volumi e le grammature, mentre fino a poco tempo fa i capispalla avevano vestibilità più ampie e pesi sostenuti, con una notevole semplificazione dei processi di lavoro. Oggi siamo all’esatto opposto, tutto è più contenuto e destrutturato. Il nostro cliente ora viaggia molto di più, è più attento nell’acquisto, si informa e controlla le qualità intrinseche del prodotto, vuole sempre qualcosa di innovativo, che ancora non ha nel suo guardaroba, che lo emozioni e lo spinga nell’acquisto. Operando nella fascia più alta del mercato siamo estremamente attenti a queste esigenze e cerchiamo sempre di soddisfare le richieste dei nostri clienti.
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3) Ravazzolo ha vestito anche personaggi famosi e politici importanti, mi sembra doveroso ricordare il presidente degli Stati Uniti d’America George Bush. Che emozione si prova da imprenditore quando si raggiungono personaggi così ambiti?
Non solo, abbiamo vestito anche il Re di Giordania, il Presidente Russo e il Presidente del
Consiglio Italiano. Da Est ad Ovest, da Sinistra a Destra, non è quindi una questione politica, ma la dimostrazione di una certa sensibilità che la classe politica ed imprenditoriale riconosce alla nostra Azienda con più di 60 anni di storia. Sicuramente aver stretto la mano ad un Capo di Stato o ad un imprenditore di successo internazionale ti fa sentire orgoglioso, ma non l’ho mai sentito come un traguardo, bensì come una tappa.

4) Perfezione, precisione e qualità credo siano prerogative essenziali nella creazione di un vostro abito, quasi come dovesse trattarsi di un’opera d’arte. Pensando alla Nostra Vicenza, mi vengono in mente le architetture di Andrea Palladio, meravigliose ed eterne. Ispirandovi a questa estrema precisione, con quale criterio scegliete ogni dettaglio nella realizzazione di un vostro abito sartoriale?

Le esigenze del mercato modificano le Aziende e nel nostro caso ci hanno spinti fino alla massima soddisfazione del cliente, arrivando a personalizzare persino la riga del gessato da lui ordinato, con il proprio nome e cognome in ripetizione con lettere piccole che solo ad una attenta verifica facevano notare il nome. Il ricamo a mano del nome del cliente nella fodera della giacca è diventata una personalizzazione normale e questi dettagli possono richiedere anche 20 ore di lavorazione. In questo caso il costo non è un problema, il cliente vuole un capo unico e si aspetta di riceverlo. Noi glielo consegniamo esattamente come lo ha voluto e scelto. Una vera e propria opera d’arte sartoriale.
5) Quanto i brand low-cost hanno danneggiato l’artigianalità nel nostro Paese?
Tanto … Ritengo che abbiano danneggiato il nostro Paese. Una società per essere equilibrata deve essere composta da tutte le classi sociali, purtroppo invece andando avanti di questo passo perderemo il tessuto manifatturiero, che per anni ha fatto crescere la nostra economia. Complice anche una “non chiarezza” legislativa, il made in Italy in questi ultimi anni NON è stato tutelato e di conseguenza alcuni brand hanno scelto di etichettare, come made in Italy, capi a cui vengono fatte solo le ultime lavorazioni in Italia, con notevole aggravio di informazione e di trasparenza nei
confronti del cliente e sempre con l’intento di non sacrificare le marginalità dei costi che in alcuni casi incide anche nel rapporto “dal produttore al consumatore” fino ad essere moltiplicati per ben 10 volte. Sicuramente il potere di acquisto delle famiglie in Italia si è notevolmente ridotto, ma parte di questa riduzione è stata causata proprio da questo meccanismo perverso per cui le produzioni manifatturiere storiche hanno chiuso e la forza lavoro non è stata assorbita.
6) Quindi per vendere il prodotto italiano di qualità oggi è necessario esportare oppure, pensando in positivo, considerata la lieve ripresa economica, è possibile notare un aumento dell’interesse verso il Made in Italy si può quindi ancora investire in Italia?
Sappiamo entrambi che i segnali di ripresa economica sono degli evidenti slogan pre-elettorali. Nella pratica quante famiglie in Italia hanno visto ridurre la propria capacità di spesa dovuta a mille fattori? Purtroppo oggi le imprese italiane che voglio sopravvivere devono necessariamente avere una votazione all’esportazione.
7) Perché gli italiani scelgono di risparmiare sui beni di lusso ma preferiscono riempire locali, ristoranti o fare viaggi?
Credo sia dovuto ai motivi qui sopra citati tra cui la riduzione del loro potere di spesa. Oggi gli italiani preferiscono acquistare 3 capi (che durano 6 mesi) piuttosto che uno di qualità che dura più anni; questo è dovuto anche ad un cambiamento in generale degli usi, preferiscono una vacanza ad un oggetto di lusso, purtroppo dopo la vacanze rimangono solo le foto, mentre il bene di lusso è durevole e lo puoi conservare e godere nel tempo.
8) Come lo Stato potrebbe sostenere il settore manifatturiero per favorire la produzione esclusiva in Italia?
Serve una politica fiscale di detassazione del lavoro che renda il costo del lavoro più competitivo con gli altri stati Europei e che agevoli le imprese che intendono ancora investire in questo nostro paese (e credimi ce ne sono molte!).
9) Sei un giovane imprenditore, cosa consigli ai ragazzi italiani che come te vorrebbero creare le loro aziende in Italia ma non trovano in questo Paese un porto sicuro per il loro futuro? Cosa auguri a queste prossime generazioni?
In questo momento di stagnazione del mercato servono idee! Se ci sono idee buone possono essere finanziate, ma devono essere innovative per poter riscuotere un ampio interesse sia del mercato che degli investitori. Dobbiamo trasferire il concetto che il posto “fisso” NON esiste più. Chi non crea valore aggiunto con il proprio operato non ha possibilità di fare impresa oggi.
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